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In ricordo di Vladimiro Ferrari
di Rosella Stucchi Isman


Vladimiro Ferrari il 25 aprile
foto di Fabrizio Radaelli
Il 14 agosto è scomparso Vladimiro Ferrari, da quasi vent'anni presidente dell'ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d'Italia) di Monza e protagonista fin dalla giovane età della nostra storia ed in particolare di quella di Monza.

Ha praticamente conosciuto la madre Paola Giannella a diciotto anni, perché questa è stata per lunghi anni tenuta al confino dal regime fascista, prima a Ponza e poi in Sardegna. Il padre Amedeo è morto da partigiano in un conflitto in val d'Ossola. Vladimiro diceva spesso che sentiva il dovere di continuare l'opera dei due genitori che avevano dedicato la vita ai loro ideali.

Nato nel 1924, è stato partigiano nella brigata Cremona e dopo la guerra è entrato subito in politica nel vecchio PCI (Partito Comunista Italiano), lavorando nel frattempo come tecnico all'ENEL (allora Edison) e come dirigente del sindacato degli elettrici.

E' stato consigliere comunale dalla fine degli anni Sessanta al 1992 e vicesindaco nel 1978 in una giunta di centro-sinistra durata pochi mesi. Nel 1998 gli è stato conferito il Giovannino d'oro.
Ha sempre seguito con interesse e partecipazione le vicende politiche del nostro Paese e nelle riunioni del direttivo dell'ANPI arrivavano puntuali, esaurienti e talora infuocate le sue disamine della situazione politica del momento con i vari problemi emergenti.

Era teso verso il futuro a cui guardava con ottimismo. Per questo poneva tante speranze nei giovani e stimolava con varie iniziative gli incontri con gli studenti e gli insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado.
Aveva grande facilità di rapporti con il prossimo di cui rispettava sempre le idee, pronto a cambiare le sue se altri lo convincevano.
Era anche un bravo fotografo e ha spesso dedicato la sua abilità alla nostra città, che amava molto, al nostro Parco, agli alberi, ai fiori di cui era un grande conoscitore.

La città di Monza e l'ANPI perdono un cittadino esemplare che ha speso la sua vita in difesa della libertà, della democrazia, della giustizia; io perdo un amico, prima di mio padre e poi mio.

Rosella Stucchi Isman


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  30 agosto 2003